Neurotipici e neurodivergenti
Il concetto di neurodivergenza è stato introdotto dalla comunità scientifica per sottolineare che la neurodiversità non è una patologia ma un funzionamento cerebrale che si discosta da quello tipico, ossia da quello più diffuso. Rientrano nel concetto più esteso di neurodivergenza i disturbi del neurosviluppo.
Cosa sono i disturbi del neurosviluppo?
I disturbi del neurosviluppo si chiamano così perché hanno origine da sottili alterazioni nello sviluppo neurologico, che si verificano durante la gestazione e nei primi anni di vita, con un effetto a cascata che può condurre ad un esito di sviluppo atipico.
A differenza della maggior parte dei disturbi psicologici, che generalmente esordiscono in adolescenza, nel caso dei disturbi del neurosviluppo i sintomi sono presenti fin dalla prima infanzia ma, spesso, sono difficilmente riconoscibili ad un osservatore non esperto.
I principali disturbi del neurosviluppo sono: la disabilità intellettiva (DI), il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD), i disturbi dello spettro dell’autismo (ASD), la sindrome di Tourette e i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).
Disturbi dello spettro dell’autismo
I disturbi dello spettro dell’autismo (ASD) sono caratterizzati da una generale difficoltà nello stabilire relazioni intersoggettive e nella comunicazione sociale, associate a comportamenti e interessi ripetitivi e ristretti, che hanno esordio nei primi anni di vita.

L’utilizzo del termine “spettro” sta ad indicare che il disturbo presenta un’elevata eterogeneità al suo interno per quanto concerne le capacità cognitive, le competenze linguistiche e sociali ed eventuali altri disturbi psicologici in comorbilità. Ad esempio, alcune persone con ASD presentano disabilità intellettiva (DI) ma esistono soggetti con intelligenza nella media e, altri ancora, dotati di abilità molto al di sopra della media in un settore specifico, come la memoria, la matematica o la musica.

La manifestazione dell’autismo nelle femmine ha caratteristiche peculiari e più sfumate che spesso comportano un difficile inquadramento, con diagnosi tardiva in età adolescenziale o adulta. Frequentemente l’ASD si presenta in concomitanza con il disturbo da deficit di attenzione/iperattività
ADHD
Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività si caratterizza per elevati livelli di disattenzione, disorganizzazione e/o impulsività-iperattività. Non si tratta di semplice vivacità, di bambin* che hanno “l’argento vivo addosso”, ma di una condizione che impatta sul funzionamento in più contesti di vita.
Manifestazioni tipiche di disattenzione sono: non risponde quanto viene chiamat* per nome, incapacità di mantenere l’attenzione su un compito, errori di distrazione, frequente perdita di oggetti, sbadataggine, testa tra le nuvole, tendenza ad evitare attività che richiedono uno sforzo mentale o di concentrazione prolungato (es. lettura, compiti scolastici).

Comportamenti comuni di impulsività/iperattività sono: attività motoria eccessiva (come se fosse azionato da un motore), iper-loquacità, difficoltà a rimanere seduti a scuola e a tavola, interrompere le conversazioni, i giochi e attività altrui, difficoltà ad attendere, desiderio di ricompensa immediata.
Durante l’infanzia alcuni comportamenti tipici (non applicarsi nello studio, non ubbidire, sfidare l’autorità), possono indurre a confondere l’ADHD con il disturbo oppositivo provocatorio o un disturbo della condotta. In età adulta l’iperattività diventa più sfumata e si può manifestare sottoforma di irrequietezza.

Come nel caso dell’ASD anche l’ADHD si manifesta in modo diverso nelle femmine, caratterizzandosi principalmente sottoforma di: distraibilità, tendenza a sognare ad occhi aperti, difficoltà nella gestione del tempo che può essere compensata da un’organizzazione degli impegni rigida, iper-focus su attività che appassionano. Questa diversa espressione del disturbo può portare fuori strada sia gli insegnanti che i clinici confondendo l’ADHD con un disturbo d’ansia o depressivo.
Molto spesso la diagnosi consente alle persone con ADHD di darsi una spiegazione del loro modo di funzionare e le solleva dall’etichetta di persone noncuranti, pigre, disordinate e polemiche che spesso si trascinano dall’infanzia.
Disturbo di Tourette
Il disturbo di Tourette si caratterizza per la presenza persistente (almeno 1 anno) di tic motori e/o vocali, che tipicamente esordiscono durante l’infanzia, sebbene la loro frequenza possa avere oscillazioni nel corso dello sviluppo.
I tic possono essere semplici (chiudere gli occhi, alzare le spalle) o complessi, ossia di lunga durata e, in genere, caratterizzati da una sequenza di tic semplici. I tic possono includere la pronuncia di parole socialmente inaccettabili, insulti, gesti osceni. Sono percepiti come involontari ma possono essere soppressi volontariamente per un certo periodo di tempo. In genere, sono peggiorati dall’ansia e dalla stanchezza, mentre migliorano quando la persona è rilassata o impegnata in attività focalizzate.
Disturbi specifici dell’apprendimento
I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) sono disturbi del neurosviluppo che, a differenza dell’ASD e dell’ADHD, hanno impatto solo su uno specifico ambito di funzionamento come, ad esempio, la lettura (dislessia), la scrittura o il calcolo (discalculia). Una caratteristica essenziale per determinare la presenza di un DSA è una difficoltà persistente nell’acquisizione di abilità scolastiche chiave, nonostante la messa a disposizione di interventi mirati.

Le difficoltà possono non manifestarsi finché le richieste dell’ambiente non eccedono le capacità di chi apprende. Le abilità scolastiche colpite sono significativamente al di sotto di quelle attese per età e livello di sviluppo e non giustificate da disabilità intellettiva o di altro tipo (es. acuità visiva o uditiva alterate).
La presenza di un DSA può manifestarsi sottoforma di: pronuncia scorretta delle parole (inversione di sillabe o storpiatura), lettura lenta e stentata, errori ortografici, difficoltà a risolvere problemi matematici, mancanza di interesse o riluttanza a imparare e un comportamento oppositivo nei confronti della scuola.
In età adulta le persone con DSA, soprattutto se non diagnosticato durante l’età evolutiva, possono evitare la lettura (per piacere ma anche documenti di lavoro o istruzioni), avere problemi con l’ortografia, problemi di pronuncia o scarsa padronanza nei calcoli.

